Il me fait Turner la tête ...
[l'uomo delle 3 M]
Guardando i quadri del secondo periodo di Turner c'è da perdere la testa, avvolti dentro il movimento ed il colore, un turbine che risucchia tutti i sensi.
Più guardi, più vedi.
Sembra di camminare nella nebbia, lentamente l'acuità visiva si affina, ma è quasi un inganno perché quello che riesci a vedere va oltre la vista. Si sono messi in moto l'udito e l'olfatto, si sentono le onde fruscianti o ruggenti, lo sfarfallio delle ali degli uccelli, l'odore umido del mattino o tenero e tondo del tramonto, oppure quello della salsedine.
In questo spettacolo della natura che ti si anima dentro, tu immobile in fondo, eppure al centro degli eventi, metafora tra le metafore!, lentamente si delineano le figure, colori abbozzati nel colore.
È sorprendente percorrere il cammino di quest'uomo, che ancora nel 1820 in visita a Roma dipinge un panorama dal Vaticano di impostazione classica, seppur rompendo qualche regola di prospettiva.
Eppure il tarlo del movimento e del colore che si fa protagonista unico si era già insinuato con alcuni dipinti del primo '800 come The Shipwreck, Snow storm: Hannibal ... o il drammatico Calais Pier. A questi si affianca un miracolo come Colour Beginning che precorre di un secolo il lavoro di artisti come Rotko.
Turner segue, consapevolmente o meno, la teoria dei colori di Goethe, e lo traduce sulla tela: le condizioni di apparizione della luce stessa per l'occhio. E queste condizioni dinamiche le offre all'occhio e ai sensi, per aggiunta o per sottrazione.
Per sottrazione, trasparenza e riflesso soprattutto negli acquarelli, come le Boats at Sea o la Ship on Fire.
Per aggiunta, nel vortice dapprima indistinto e poi districato sensualmente negli olii come l'esplosivo Incendio della camera dei Lord's, l'insopportabilmente bello Festive Lagoon Scene, lo sconvolgente e primordiale Snow Storm.
Io non ho parole quando guardo questi quadri, perché l'emozione frigge sulla pelle, ed è talmente agitata, come molecole al microonde, che non si fa in tempo a fermarla e a descriverla.
In tutto questo William pittorico è per me l'uomo delle 3 M: mitico, mistico, misterioso. Sono andata a cercare nella sua biografia qualcosa nella sua vita che possa spiegare tanta imperiosa potenza. E invece scopro che è tra i pochissimi artisti che sono stati riconosciuti tali in giovanissima età, acclamati e ricercati. Vita qualsiasi, punteggiata da viaggi. Assai bruttino, tozzo. Nessuna bizzarria, torbidezza, assillo, rivendicazione. Lui la rivoluzione ce l'aveva dentro e l'ha buttata tutta nei pennelli. Passare davanti a un suo quadro non lascia indifferenti: è uno schiaffo o una carezza, ma gli occhi ci vanno dentro e non ne escono dello stesso colore.
Un'alba (coi mostri)
Un tramonto (su un lago)
Guardando i quadri del secondo periodo di Turner c'è da perdere la testa, avvolti dentro il movimento ed il colore, un turbine che risucchia tutti i sensi.
Più guardi, più vedi.
Sembra di camminare nella nebbia, lentamente l'acuità visiva si affina, ma è quasi un inganno perché quello che riesci a vedere va oltre la vista. Si sono messi in moto l'udito e l'olfatto, si sentono le onde fruscianti o ruggenti, lo sfarfallio delle ali degli uccelli, l'odore umido del mattino o tenero e tondo del tramonto, oppure quello della salsedine.
In questo spettacolo della natura che ti si anima dentro, tu immobile in fondo, eppure al centro degli eventi, metafora tra le metafore!, lentamente si delineano le figure, colori abbozzati nel colore.
È sorprendente percorrere il cammino di quest'uomo, che ancora nel 1820 in visita a Roma dipinge un panorama dal Vaticano di impostazione classica, seppur rompendo qualche regola di prospettiva.
Eppure il tarlo del movimento e del colore che si fa protagonista unico si era già insinuato con alcuni dipinti del primo '800 come The Shipwreck, Snow storm: Hannibal ... o il drammatico Calais Pier. A questi si affianca un miracolo come Colour Beginning che precorre di un secolo il lavoro di artisti come Rotko.
Turner segue, consapevolmente o meno, la teoria dei colori di Goethe, e lo traduce sulla tela: le condizioni di apparizione della luce stessa per l'occhio. E queste condizioni dinamiche le offre all'occhio e ai sensi, per aggiunta o per sottrazione.
Per sottrazione, trasparenza e riflesso soprattutto negli acquarelli, come le Boats at Sea o la Ship on Fire.
Per aggiunta, nel vortice dapprima indistinto e poi districato sensualmente negli olii come l'esplosivo Incendio della camera dei Lord's, l'insopportabilmente bello Festive Lagoon Scene, lo sconvolgente e primordiale Snow Storm.
Io non ho parole quando guardo questi quadri, perché l'emozione frigge sulla pelle, ed è talmente agitata, come molecole al microonde, che non si fa in tempo a fermarla e a descriverla.
In tutto questo William pittorico è per me l'uomo delle 3 M: mitico, mistico, misterioso. Sono andata a cercare nella sua biografia qualcosa nella sua vita che possa spiegare tanta imperiosa potenza. E invece scopro che è tra i pochissimi artisti che sono stati riconosciuti tali in giovanissima età, acclamati e ricercati. Vita qualsiasi, punteggiata da viaggi. Assai bruttino, tozzo. Nessuna bizzarria, torbidezza, assillo, rivendicazione. Lui la rivoluzione ce l'aveva dentro e l'ha buttata tutta nei pennelli. Passare davanti a un suo quadro non lascia indifferenti: è uno schiaffo o una carezza, ma gli occhi ci vanno dentro e non ne escono dello stesso colore.
Un'alba (coi mostri)
Un tramonto (su un lago)
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