7.10.18

Le parole di Gramellini

È ricominciato l'orrore
Ieri sera è ricominciata su Rai3 la trasmissione "le Parole" di Massimo Gramellini.
La retorica buonista che da sempre questa trasuda e sparge collosamente a man bassa è quanto di più basso si possa offrire se si ha rispetto del pubblico, soprattutto quello di Rai3 che si aspetta originalità: nei modi, negli approcci ai discorsi e nelle tematiche, come spesso, va detto, accade.

Si apre e le strame contro il populismo cominciano a fioccare (ancora? nient'altro da dirci?). Ma cosa c'è di più slealmente "populista" della retorica, condotta con mano, peraltro insipiente, da chi si sente per definizione dalla parte dei giusti, dei buoni, di quelli che pensano bene e agiscono bene.

Nota: somiglia tanto all'esercito delle Crociate, e come ogni "esercito del bene", gli orrori che compie, sentendosene autorizzato dalla nobile causa, sono superlativi, anche perché non ci si è preparati a difendersi. A guardare bene, gli eserciti del bene sono eserciti di trincea: propalano pillole di igiene, come il feudatario gettava monete ai vassalli, perché non hanno idee né progetti per quel popolo che ammansiscono. 

Così abbiamo ascoltato i sofismi tra reddito di cittadinanza e reddito universale, scavando per trovare l'inganno, e non uno (dei bbbuoni) che dica che chi vive con meno di 500 euro al mese semplicemente NON vive: anche comprando solo pasta e patate, pagando le bollette e qualche aspirina, con 500 euro non si può avere una casa, né cibo, né leggere, né vestire, né niente. Poco importa, a me, come vengano chiamati i provvedimenti, perché in Italia, paese tra i più ricchi al mondo, nonostante la crisi, questo non è ammissibile. Punto.

Ma chi sono questi Buoni cui Gramellini pretende a spada tratta di appartenere?
Sono quella sedicente sinistra (sì, sì, perché questi di sinistra non sono più da quando hanno deciso che il modello del Paese e della società è quello liberista) che ERA dalla parte della giustizia sociale, della redistribuzione, dello Stato e dei suoi servizi pubblici, ecc. che avrebbe dovuto combattere per migliorarli e ripulirli da corruzione e abuso, ma ha preferito chiudere gli occhi e lasciar fare ad altri.
Ora stanno tutti lì, smarriti, incapaci di guardarsi allo specchio, ignoranti del loro stesso pensiero (come dire, basta leggere: Gramsci, per dirne uno); e come ogni ignorante, incapace di esprimere un concetto argomentato, puntano il dito e abbaiano alla luna.

Evvai con l'espertino di turno (Breda, sic) o la famiglia col bambino immunodepresso che lotta contro gli antivax: non c'è nulla di più falso e manipolatorio che fare di casi minoritari il caso generale.
Ma serve: a creare i nuovi eroi (genitori eroici, donne eroiche, soldato eroico,...), senza capire (so' ignoranti, che ce voi fa') che ogni volta che fai il monumento al singolo reprimi la comunità e la coscienza sociale e l'interesse che tutti (non gli eroi) dobbiamo portare ai problemi nostri e quindi anche a quelli dei casi minoritari.

Poi la ciliegina è stata quella dello Stato morale: là mi sono sganasciata e poi imbufalita.
Cioè: Gramelllini ci parla di stato etico quando lui e i suoi accoliti non hanno fatto altro che sbatterci in faccia palate di moralismo: questo è buono e questo no, abbiate paura dello Stato che non attiva la "card" per le slot machines!
Ignoranti, sì, perché negli altri paesi europei dove esistono questi provvedimenti, devi rendere conto dei soldi che la comunità ti dà per sopravvivere, ed io lo trovo del tutto ovvio. Perché non è per l'appunto un regalo, ma una sovvenzione.

Ignoranti stellari. Dove esiste il "reddito di cittadinanza", ovviamente con un altro nome, la formula è quella: se rifiuti la terza proposta non lo prendi più. Allora obiettano (loro, i bbbuoni) che il lavoro bisogna crearlo. E già, l'uovo e la gallina. Certo che bisogna crearlo, ma loro hanno supinamente aderito ad un progetto in cui il lavoro e le sue leggi lo fabbricano solo e soltanto le imprese, le quali prima (come è del tutto normale, secondo la definizione di impresa) rimpinzano proprietari e azionisti, poi prendono i soldi dalle banche e se non glieli danno chiudono, con la benedizione dell'UE, e vanno ad aprire dove i lavoratori rompono meno i coglioni e li possono pagare di meno, così sono più "competitive".
Lo Stato, che proprio in periodi di crisi (che in economia sono la regola, come le stagioni in un anno, e non l'eccezione, come raccontano solo per non dire che è il modello ad essere sbagliato) dovrebbe agire per compensare, è stato depauperato, annichilito, vituperato, espoliato.
Ricordiamoci che lo Stato siamo noi e i nostri bei soldi, au passage.
Ci hanno espoliato, anche svilendo gravissimamente il corpus delle leggi, e ora che qualcuno se n'è accorto dicono che sono arrivati i Sovranisti - storcendo il nasino incipriato e infillerato - che sono ovviamente cattivissimi... perché hanno capito e gli vogliono rompere il giocattolino.

Tra le Parole di questo individuo non ho mai visto arrivarne una come "competitività". Parola pericolosissima proprio perché è già connaturata nel bios ed una società evoluta non deve fare altro che limarla, contenerla, arginarla.
La competitività è l' "homo homini lupus" hobbesiano, è lo stato di natura basso, animale. E questo hanno ottenuto i "bbbuoni" in questi ultimi 30 anni: una società che è tornata ad azzannarsi, ad odiarsi, dal vicino al dirimpettaio, dal collega della stanza accanto a quello con l'accento troppo del nord o troppo del sud, figuriamoci poi agli stranieri. 

È ora di smetterla di chiamarla sinistra, perché è un errore marchiano che induce in errore soprattutto giovani freschi di studi o semplicemente persone che leggono, che della sinistra hanno tutta un'altra (e giusta) idea.
E non sono affatto bbbuoni, perché sono ignoranti fondamentalmente e di conseguenza ottusi e mistificatori e di conseguenza pericolosi.
Insomma sono proprio cattivi.