Il crepuscolo di un idolo (1)
Lo aspettavo, lo anelavo, lo sognavo (e lo avevo annunciato, ma io ci ho avuto l'autunno caldo, nonostante il meteo avverso, e il tempo è quello che è): l'ho finito.
L'ultimo saggio del filosofo ribelle Michel Onfray, che ha messo a soqquadro l'ordine filosofico precostituito, non poteva non mettere il dito - ma qui trattasi di zampona - nella piaga dolorosissima della Psicanalisi.
E poiché ogni critica, per quanto audace, o forse proprio per questo, deve essere documentata, Onfray si è studiato ben 10.000 pagine tra documenti autografi, epistolari, pubblicazioni e quant'altro di ufficiale per arrivare a consegnarci questo sapidissimo, snello e graffiante saggio su Freud e il freudismo, che porta come eloquente sottotitolo "l'affabulazione freudiana".
Non è innocente il sottotitolo, e per non essere frainteso neanche un po', si precisa in apertura, dopo l'immancabile citazione nietzschiana sulla verità (pretesa ma inesistente) e la dedica a Diogene di Sinope, con una citazione da dizionario (Robert) il significato della parola affabulazione: "s.f. ripreso a metà del XX secolo con un senso nuovo. Modo fantasioso o anche menzognero di presentare o riportare dei fatti".
Ecco qua cosa aspetta il lettore.
È veramente vero che i libri che leggiamo (e che scriviamo) ci assomigliano, e lo dico con sincerità perché io avevo bisogno di un saggio che potesse provare la vacuità, la menzogna ed al minimo la manipolazione della Psicanalisi.
Ne avevo bisogno perché rozzamente, ignorantemente, d'istinto insomma, la Psicanalisi mi puzzava (come si dice dalle mie ex parti), non mi tornavano troppe cose, ma "mi puzza" non è un argomento razionale, al più può essere una felice intuizione.
Michel Onfray ha argomentato razionalmente e scientificamente (con metodo scientifico) in 599 pagine la frode freudiana (ma che propizia allitterazione ...!).
Il grande rimprovero fatto a Freud, e che ne legittima la demolizione scientifica, è che Sigmund (Sigi per la mamma) ha sempre rifiutato di essere un filosofo, proclamandosi per tutta la sua lunga vita uno scienziato.
Onfray prova, attraverso i copiosissimi documenti freudiani, che nulla, dicasi nulla, della psicanalisi freudiana è stato elaborato attenendosi ad un metodo scientifico (sperimentazione, riferimenti oggettivi e condivisi, ripetibilità dell'esperienza, ecc.).
Si tratta di un punto fondamentale perché un conto è elaborare una teoria, altro è pretendere di avere una terapia, pretendere di praticarla - attribuendo i sistematici insuccessi ai pazienti -, pretendere di farne un'attività lucrativa.
Vediamo come il Nostro, che per il seguito indicherò con le iniziali S.F., si è organizzato per non essere smentito.
Nel 1910 S.F. pubblica il "Contributo alla storia del movimento psicanalitico" con il quale anzitutto svincola la "sua" dottrina dalla paternità fino ad allora indiscussa di Breuer.
Cosa dice S.F. nel "Contributo"?
Spiega che la psicanalisi (cito Onfray) " ... è la sua creazione solitaria e geniale; che per diventare analista è sufficiente un'autoanalisi - che è il suo caso; che riconoscere la verità del transfer e della resistenza è sufficiente per dirsi analista ....; che il rifiuto della psicanalisi indica a colpo sicuro la necessità di una cura sul divano; che ne consegue che ogni persona che rifiuta il freudismo è un malato da curare; che l'antisemitismo potrebbe essere una buona motivazione per rifiutare la psicanalisi - un argomento che servirà molto".
C'è poco da aggiungere quanto all'inesistenza di default di qualsiasi metodo scientifico. S.F., osserva Onfray "ha previsto tutto per impedire che si possa intellettualmente dubitare della sua dottrina, perché la dottrina include una lettura dottrinale del rifiuto della dottrina". !!!!
Quali sono gli argomenti di S.F. a puntello della sua teoria? Estratti dal "Contributo" e dall' "Autopresentazione": si tratta di 6 sofismi:
1) Qualsiasi opposizione proveniente da una persona non analizzata è nulla e non avvenuta.
2) La rimozione dell'analisi è segno certo di nevrosi, quindi ne consegue di fatto che il proposito non è valido.
3) Qualsiasi critica alla psicanalisi poggia su una critica a Freud che era ebreo ed è quindi sospetta di antisemitismo.
4) Qualsiasi critica emessa da un terzo che sia al di fuori della coppia analista/analizzato è infondata.
5) Qualsiasi insuccesso della psicanalisi è imputabile al paziente, mai allo psicanalista.
Vedere in merito l'apparato costruito da S.F. su: resistenza, beneficio della malattia (sic!), fallimento a causa del successo (ari-sic!), una nevrosi può celarne un'altra: viscosità della libido, transfer negativo, pulsione di morte, masochismo, desiderio di provare la propria superiorità all'analista.
6) Dopo aver provato tutto per giustificare la propria disciplina, si può talvolta pensare che forse lo psicanalista non è ancora ... abbastanza psicanalista.
Alle pagine 458 e seguenti (dell'edizione francese, la traduzione italiana sarà disponibile a febbraio 2011 a cura di Fazi editore), Onfray illustra e cita.
Il saggio, è opportuno ricordarlo, oltre ad essere scritto bene, nel senso che Michel ha il guizzo nella penna e pur essendo un grande accademico non trascende mai nell'accademismo spocchioso, si basa su tutte le pubblicazioni di S.F. nonché su un copioso epistolario del Nostro con il "collega" Fliess.
Copioso, illuminante, anzi abbagliante, ma parziale, perché larga parte della corrispondenza, professionale e non, di Sigi permane coperta da segreto per volere della famiglia. Il dato in sé è eloquente.
Onfray si è spulciato tutto e le ragioni per tenere nascosti ancora molti documenti sono palesi. In molti scritti S.F. si confessa: confessa il suo bisogno di denaro in spregio a tutto e soprattutto alla scienza e alla deontologia.
... segue ...
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