22.6.10

La democrazia non esiste

I (bravi) storici sono quelli che raccontano i fatti nudi e crudi, evirati (è il caso di dirlo) da qualsiasi briciola di emotività; prescindendo da qualsiasi forma di fiducia, ovvero fede, ovvero cosa astratta, talvolta compulsiva, cieca o perlomeno miope e parecchio astigmatica, gestita dall'amigdala e non certo dalla corteccia, insomma una roba molto sentimentale e molto poco pragmatica ... ecco prescindendo da questa cosa, la storia è un elenco di fatti per lo più poco onorevoli, dove si constata inoppugnabilmente che i buoni principi sono schiacciati sempre dalla volontà di un pugnetto di persone, gli oligarchi, che nei millenni hanno sempre, quantitativamente parlando, vinto.

Questo panegirico per dire che ripassando la storia attraverso tra l'altro la lucida sintesi del caro Prof. Canfora, cadono le braccia e prende lo sconforto. Tutti i meccanismi di cui abbiamo nei secoli, soprattutto gli ultimi, equipaggiato la struttura della democrazia sono di fatto inefficaci.

Primo concetto: decide la maggioranza, la quale per via della semplice superiorità numerica, è autorizzata a (quasi) tutto.
Non è però indifferente come si costituisca tale maggioranza, e qui neanche la storia greca è in grado di fornire buoni esempi, visto che nel IV secolo ad Atene, su una popolazione di circa 100.000 abitanti, vi era sì il consiglio dei 500, ma di fatto regnavano i famosi Trenta, che non erano frutto di alcuna espressione propriamente popolare.
Servirebbe più che mai il consenso informato, ma non è un caso che sia stato relegato alle questioni sanitarie, ovviamente non per garantire il paziente ma il professionista che lo cura da eventuali ritorsioni in caso di errore.
Il consenso informato è un concetto davvero utopico, laddove con utopico non intendo qualcosa di irrealizzabile ma un obiettivo alto, seppure lontano. Che poi non è un'idea mia, ma Thomas Moore questo intendeva parlando di utopia, mentre da troppo tempo al prezioso sostantivo viene attribuito un senso talmente virtuale da ridicolizzare i suoi sani e pervicaci sostenitori.

Secondo concetto: il suffragio universale, insomma una testa, un voto. E sì, perché altrimenti al famoso popolo, già diviso in 51% e 49%, non resta davvero nulla.
Se al delicato principio della maggioranza si aggiunge un sistema per creare la rappresentanza non a suffragio universale ma maggioritario, l'oligarchia fa un altro passo avanti.

Terzo concetto: la rappresentatività, perché sia quel 51% che quel 49% sono costituiti da persone molto diverse, con istanze e preoccupazioni diverse, tutte con diritto di cittadinanza.

Lascio perdere i concetti derivati, perché adesso basta semplicemente dare uno sguardo ai paesi nel mondo ritenuti democratici, oltre che "civili" (ovvero che onorano i diritti civili), prendiamo ad esempio l'Occidente, per rendersi conto che la difficile democrazia non solo non esiste, ma non è mai esistita.

Se prima non solo non esisteva il suffragio universale, ma il consenso non poteva essere informato per via della generalizzata ignoranza, oggi, nel 2010:
- il consenso viene ottenuto attraverso la comunicazione e l'annichilimento gadgetario imposto dal sistema capitalista (che peraltro operano contro il sapere, la scienza ed ogni forma di competenza ampia ed aperta),
- il suffragio universale viene progressivamente abbandonato a favore di sistemi maggioritari, in nome di una sbandierata governabilità; in altri termini, gli oligarchi si vogliono far "incoronare democraticamente",
- la rappresentatività viene annientata dal sistema maggioritario e dalla perdita di identità che deriva dall'insofferenza del sistema a qualsiasi forma di reale dialettica; ogni detrattore della maggioranza non è più infatti un legittimo oppositore, ma un nemico, un affossatore, un "antidemocratico" (sic!).

Lo so, sembra proprio la storia di casa nostra, sarà che l'Italia in materia è stata sempre un'ottima palestra ... delle peggiori nefandezze ... ma invece è proprio così dappertutto.

E allora? Rinunciamo, solo perché oligarchi e conservatori si compiacciono della loro cortomiranza, seppure realistica?
No.

Bisogna semplicemente sapere che non si possono mai dormire sonni tranquilli, che è quello che accade nei paesi detti democratici, in cui le persone per il solo fatto di potere andare a votare, pensano di essere in democrazia e quindi di essere protetti da qualsiasi infamia.
Basta la parola? No, non è come il confetto falqui del vecchio spot, non basta la parola democrazia, né ieri, né oggi, né mai.
Bisogna non solo andare a votare, ma pensare sempre "contro", pretendere di essere diversi e diversamente rappresentati, perché la differenza dell'altro è l'unica garanzia della propria diversità.
Bisogna chiedere, bisogna fare le domande, anche quelle che sembrano stupide, bisogna pretendere e ascoltare le risposte.
Bisogna rinnovare i rappresentanti, tutti, ad ogni legislatura.
Bisogna abolire i decreti legge. La velocità delle decisioni non è quasi mai parente della loro qualità e ponderatezza.
Bisogna pensare alto e lontano, per andare meglio basso e vicino.

Il sistema si sta intortando da solo, ma per crollare ci metterà tanto, tanto tempo. Ma coloro che lo subiscono hanno un enorme, incalcolabile vantaggio globale: che siano cinesi, nigeriani, boliviani, cubani, rumeni, spagnoli, italiani, ceceni, etiopi o iraniani, tutte le minoranze messe insieme vogliono mangiare, dormire, lavorare ed avere dignità, vogliono tutte la stessa cosa! Mentre chi separatamente le dirige, ciascun gruppetto, vuole quel potere solo per sé, e soprattutto non sopporta la dissidenza.
Come non notare che anche solo il 10% dei cinesi sono 100.000 milioni di persone? E quindi il 49% (ovvero la minoranza), ben 490.000 milioni?
Meditiamo ... se è vero, come dicono i neuroscienziati, che ogni pensiero esiste solo per tramutarsi in azione.