12.9.09

Linea Notte



È iniziata una nuova epoca per l'informazione televisiva: nuova epoca/informazione sono le parole chiave che si potrebbero digitare per entrare in contatto, e meno male che almeno qui non ce lo fanno fare e possiamo tenere felicemente le mani occupate a sgranocchiare, a fumare o farci carezze sul divano.
Come sempre sono le persone che fanno la storia, insieme ai gingilli tecnologici che riescono a risultare simpatici perché rigorosamente fallaci.


Personaggi e interpreti:
La scatola magica: simpatica e inutile e quindi ancora più simpatica, perché chiunque cerchi di maneggiarla deve spenderci sorrisi (inquadrati) e sicuri accidenti (non inquadrati); ne deve scappar fuori per forza l'abilità dei giornalisti, la spontaneità, la creatività, oppure chiamiamola improvvisazione, ma qui è una virtù perché l'informazione televisiva deve fare i conti con il palcoscenico e l'esigenza teatrale.
Lo schermo tattile: lo hanno preso a pugni tutti quelli che ci hanno avuto a che fare, durante il rapido excursus sulle notizie del giorno. Paradigma di tutta la nostra goffaggine con le novità tecnologiche, è il secondo elemento che rassicura lo spettatore: quelli là sono persone come me, che scazzotto con il touch screen del cellulare o del PC.
Le scarpe di Mannoni: seducenti ed imperdibili, enormi e accattivanti, divertenti e colorate come quelle del gigante buono.
Preludono alla favola di una notte serena, nonostante tutto. Da non sottovalutare l'anello. Vabbbeneeee ... (mitico!).

Le camicie di Pizzetti: impeccabilmente stirate, hanno colli per giraffe e sottolineano il naso curioso e prominente di Stefano, oltre ad accompagnare quel suo dondolamento da timidone imbalsamato. Un must.
I jeans di Roberta: così perfettamente bassi da far sbuffare gli adorabili fiancotti rassicuranti per le ragazze ed irresistibili per i maschietti.
Gli orecchini di Elisabetta: per sottolineare tutto l'aplomb della ragazza senza uno sbaffo.
Le belle-gambe di Niccolò: gli rendono impossibile impiccarsi sul touch screen, ha l'aria bocconiana e sorride sempre.
Il direttore: ha di-bello che cela perfettamente il piglio autoritario senza scalfire una briciola di autorevolezza, nonostante l'incedere puffesco e le code della giacca svolazzanti. Mi ingiuggiolo quando lo chiamano "direttore", perché da quel tono esce tutta la forza e l'armonia di un team. Insuperabile.
Giovanna dagli States: il caterpillar del giornalismo, riesce ad informare anche sotto la bufera, stando su un piede solo, senza microfono, con l'ombrello rovesciato in testa, lei è l'enciclopedia-Ansa-ragionata, se non ci fosse bisognerebbe inventarla (ma non verrebbe così bene).
Guido l'ammaestratore: la scatola magica ubbidisce solo a lui, bonario, accattivante e impietoso: sottolinea sempre occhielli e catenacci giusti su cui lanciare le sue ... aquilate.
Lucia e l'Iran: mitica da Teheran durante la guerra post-elezioni, con velo nero, la Marlene Dietricht dell'informazione. Racconta quel che sa cercando affannosamente di farsi seguire dalle immagini, una vera missione impossibile.
Bianca, la non concessionaria: da lei nessuno sconto promozionale, ribasso di fine anno, buffetto o sbuffetto. Bianca è implacabile come una cambiale, indomita come un cavallo di razza e come il nome che porta. E gli fa onore.
Flavia: il mestiere le scorre nelle vene, non la fermerà nessuno.
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Ospiti d'hoc
Rosario Trafiletti: incontenibile, irrinunciabile, dà il meglio quando perde le staffe e sbotta. Vivaddio.
Paola Calvetti: deliziosa rubrica di buone letture e bon ton, senza istrionismi e saccenza. Da annotare i libri e da registrare i duetti con Maurizio, pizzicato sovente nei suoi mal d'amore.
Tozzi, il geologo per tutti: la spruzzatina di scienza dal compagno di università che tutti avremmo voluto. Uno scienziato che ride, una gran bella cosa.
I cantanti: i grovigli di cavi, il pianoforte risicato, le sedie troppo alte, sembra proprio di stare al Folk Studio. Da lasciare così, boia chi tocca.



Questo è il più bel telegiornale che esista: notizie, immagini, commenti e spiegazioni, è come avere tutto il gruppo di professionisti nel salotto di casa, giornalisti che rimangono persone nel lavoro che fanno e per questo lo rendono credibile, vissuto, fruibile. Persone e non personaggi, professionisti e non divi, fanno un notiziario pulito in mezzo ad uno studio in cui la tecnologia non sopravanza, la scenografia è conviviale, le voci in capitolo, da uno schermo o live, sono giuste, autorevoli, intellegibili.
Grazie a tutti, in scena o dietro le quinte.
Grazie a Rai3, l'unica Rai per la quale valga la pena di pagare il canone.