Bestiario linguistico o dell'abuso degli anglicismi nella lingua italiana
      Penso che tutti
abbiamo notato l'invasione, ingiustificata, di termini soprattutto inglesi
nella lingua italiana.
 
In corsivo: neologismi che propongo
    
    
Non è questione
di purismo fine a sé stesso, quanto piuttosto di disciplina linguistica che
aiuta a capire esattamente quello che diciamo e che ci viene detto. Capire bene
significa pensare bene e sviluppare soprattutto un pensiero proprio. Non
è questa la sede per approfondire quello che le neuroscienze, nella loro branca
chiamata neurolinguistica, hanno provato definitivamente, ossia che la povertà
di linguaggio comporta la povertà del pensiero[1], e quindi una
sorta di "stupidità" intellettuale che priva ogni persona delle sue
capacità cognitive, ossia di libera scelta in libero pensiero.
Propongo quindi a
tutti di esaminare questa prima lista di parole abusate, con il loro
equivalente italiano e chiedo a chiunque sia interessato a partecipare di proporre
altre alternative, idee o neologismi. 
Ma soprattutto
chiedo a tutti di utilizzarle e di pretenderne l'uso. 
Buona lettura!
| 
Termine inglese | 
Termine(i) italiano(i) | 
Proposte | 
| 
brand | 
marchio 
marca | |
| 
checklist | 
elenco di spunta 
elenco spunta 
lista spunta 
lista di controllo | |
| 
computer | 
elaboratore | |
| 
device | 
dispositivo | |
| 
display | 
schermo 
video | |
| 
driver | 
conducente | |
| 
fake news | 
notizia falsa 
bufala (colloquiale) | |
| 
family banker | 
consulente bancario | |
| 
footing / jogging | 
correre 
fare una corsa | |
| 
infotainement | 
informazione-spettacolo | 
infospettacolo | 
| 
location | 
sede 
ubicazione 
collocazione 
posto | |
| 
lockdown | 
chiusura 
blocco 
isolamento 
confinamento (Covid!) | |
| 
mouse | 
topo 
topino | 
ditiera | 
| 
parental control | 
controllo genitoriale 
controllo parentale | |
| 
pet food | 
alimenti per animali | 
etoalimenti | 
| 
pet therapy | 
terapia con gli animali | 
etoterapia | 
| 
privacy | 
riservatezza 
confidenzialità 
vita privata | |
| 
report | 
rapporto 
relazione 
resoconto | |
| 
rider | 
fattorino | |
| 
shopping | 
fare spese | |
| 
test | 
prova 
riprova 
esperimento | |
| 
timing | 
tempistica | |
| 
touch screen | 
schermo tattile | |
| 
trend | 
tendenza | |
| 
work in progress | 
lavoro(i) in corso | 
In corsivo:
neologismi che propongo
Osservazioni
Pretesti:
- L'inglese è più
corto:
Non sempre e non
necessario. La brevità è un'arma a doppio taglio: il suo uso infatti è
corretto solo tra persone che hanno una conoscenza omogenea (che capiscono
quindi tutte le implicazioni omesse per "brevità"). Altrimenti è un
modo per non farsi capire volontariamente (mistificazione) o per
ignoranza, oppure è un'arma di manipolazione.
- L'inglese è più
preciso oppure l'inglese è una lingua "potente":
L'inglese è una
lingua come tutte le altre e anzi un po' più complicata e meno precisa.
Prendere ad esempio i verbi frasali (o locuzioni verbali), che sono meno
intuitivi e univoci del loro corrispondente verbo italiano. In realtà, quando
non è sciatteria, si tratta di un'operazione posticcia per migliorare
qualcosa che è o viene percepito come negativo. Quindi ancora una volta, una manipolazione.
- Il termine
italiano "suona male" (per es. "mouse" = topo):
a) in realtà suona male tutto ciò a cui non siamo abituati. Ne
consegue che a forza di non utilizzare parole, il vocabolario disponibile si
assottiglierà sempre di più, insieme alle nostre facoltà cognitive.
b) Un'altra grave conseguenza del criterio astratto "suona male"
o "è brutto" è lo slittamento del senso: il termine straniero
serve a nascondere qualcosa di potenzialmente negativo (vedi
"infotainement") o a creare un'illusione (vedi "family
banker" che forse illude di essere un po' banchieri invece che semplici
correntisti quando si ha a che fare con la propria banca).
- Inglese come lingua scientifica:
Se la comunità scientifica è a suo agio, benissimo. Ma la comunità scientifica può parlare (come parla e scrive per ragionevoli motivi) in un'unica lingua globale (inglese) oppure nella propria lingua locale (italiano per es.), auspicabilmente senza mischiare.
Se la comunità scientifica è a suo agio, benissimo. Ma la comunità scientifica può parlare (come parla e scrive per ragionevoli motivi) in un'unica lingua globale (inglese) oppure nella propria lingua locale (italiano per es.), auspicabilmente senza mischiare.
Se nelle scienze
(dure) sono utili poche parole, brevi e specifiche, così non è per lo scibile
umano che ha un bisogno imperioso di 
elaborare concetti in modo esteso ed argomentato, facendo quindi ricorso
ad un vocabolario ampio, ricco, esplicativo e perfino retorico (nel senso
proprio del termine "eloquenza come disciplina del parlare o dello
scrivere").
La
stringatezza è utile a chi già sa, ma fatalmente alza muri davanti a chi non sa e che ha bisogno di
chiarezza, spiegazione, dettaglio. Poi ci si chiede perché proprio in Italia ci
sia così poca gente che segue la scienza, i suoi argomenti e le sue
investigazioni: ci sono muri invalicabili eretti proprio con l'uso elitista della
lingua[2].
- L'inglese nella
pubblicità:
La non perfetta
comprensione, se non la totale incomprensione, del linguaggio viene utilizzata
per proiettare il lettore, l'ascoltatore o il video-ascoltatore in un mondo
perfetto che non esiste ma che può sognare che esista. È lo stratagemma delle
favole, della fantasia, del desiderio e del desiderabile. 
Nulla di tutto ciò
risponde al criterio di realtà. Se lo strumento del "sogno" è
legittimo, e perfino auspicabile, nella letteratura e nel cinema, esso diventa
una pericolosa arma di manipolazione per indurre indebitamente concetti come
la qualità, l'utilità, l'efficacia, l'efficienza, ecc. che attengono tutti
alla realtà concreta e verificabile delle cose. Si tratta della manipolazione
per eccellenza. 
Peraltro, è palese la differenza tra la pubblicità sui supporti
cartacei e quella sull'audio-visivo. La prima infatti non può abbandonarsi alla
menzogna con la stessa facilità, in quanto la lettura prevede un tempo più
lungo e quindi un attimo di riflessione, anche involontario.
Spunti di riflessione
Spunti di riflessione
- Il linguaggio è
l'oggettivazione del pensiero ed il pensiero esiste solo perché c'è il linguaggio,
unica possibilità di scambio, di confronto e di riprova di ciò che elaboriamo
mentalmente[1]. Senza il confronto tramite il linguaggio, il
pensiero si annichila.
- L'omologazione
linguistica presiede all'omologazione degli uomini e del loro pensiero e all'annientamento
del pensiero diverso e del pensiero critico, che sono l'unica ricchezza e
quindi la sola prospettiva positiva per la costruzione di qualsiasi futuro.
Per
approfondimenti:
[1]
Michael Kenstowicz
(ed.) Ken Hale: A Life in Language. MIT Press
Chomsky, Noam, Knowledge
of Language, New York:Praeger, 1986
Noam Chomsky, Three models for the
description of language, in IRE
Transactions on Information Theory, vol. 2, 1956
Magrassi, Aromataris,
Cabrini, Annovazzi-Lodi, Moro, Language representation in higher language areas during
language generation, in PNAS,
vol. 18, 2014
[2]
L'arroccamento nella torre d'avorio
ben descritto da Pierre Bourdieu in:
Il mestiere di scienziato.
Corso al Collège de France 2000-2001,
Feltrinelli, 2003
La
responsabilità degli intellettuali,
Laterza, 1991 




1 Comments:
Sono sostanzialmente d'accordo con le tue riflessioni. Non approvo le politiche linguistiche imposte dall'alto (come in Francia), l'autoritarismo linguistico, spesso impotente di fronte alla vitalità del sistema-lingua. Ma non si può neanche assistere all'impoverimento dell'italiano senza dire o fare nulla: chi tace acconsente!
L'uso e l'abuso degli anglicismi è prodotto essenzialmente da pigrizia mentale condita da un po' di ignoranza e un pizzico di snobismo. Ignoranza e snobismo perché si crede che i termini inglesi facciano tecnicismo, evochino concetti per i quali mancano vocaboll altrettanto precisi in italiano. Spesso non è così (vedi termini come "brand" e "report"). Oppure si può benissimo pensare di estendere i significati di alcune parole italiane allargandone la polisemia (come nel caso di "mouse" che diventa "topo"). Per altri termini, perché non creare neologismi? La neologia è una branca della linguistica che studia i procedimenti morfologici di formazione dei neologismi ed offre, quindi, tutta una serie di strategie possibili per creare parole nuove di fronte a concetti nuovi, come hai proposto tu. Infine, se proprio importazione ci deve essere, almeno adattiamo il vocabolo straniero alla morfologia italiana; se sembra un po' ridicolo è proprio perché nessuno lo fa: è un serpente che si morde la coda.
Parlavo di neologismi per far fronte a dei concetti nuovi. Questo è l'unico punto in cui dissento un po' dalla tua analisi. Secondo me l'abuso di anglicismi non indica un impoverimento del pensiero perché le nozioni corrispondenti agli anglicismi esistono eccome; il problema è che penano ad essere espresse in italiano: si tratta quindi, come dicevo all'inizio, soprattutto di un impoverimento linguistico. Per quanto riguarda l'impoverimento del pensiero, penso che esista ma che abbia cause diverse: il populismo culturale, l'appiattimento ideologico, il clientelismo universitario sono tra queste. Ma ne esistono sicuramente altre.
Per quanto riguarda i contributi alla tua lista ecco le mie proposte:
"corsetta" e "corsa leggera" per "footing/jogging"
"sfondo" per "location"
"fare acquisti" per "fare shopping"
"zooalimenti" e "zooterapia" mi sembrano preferibili per "pet food" e "pet therapy"
Posta un commento
<< Home