16.4.20

Bestiario linguistico o dell'abuso degli anglicismi nella lingua italiana

Penso che tutti abbiamo notato l'invasione, ingiustificata, di termini soprattutto inglesi nella lingua italiana.
Non è questione di purismo fine a sé stesso, quanto piuttosto di disciplina linguistica che aiuta a capire esattamente quello che diciamo e che ci viene detto. Capire bene significa pensare bene e sviluppare soprattutto un pensiero proprio. Non è questa la sede per approfondire quello che le neuroscienze, nella loro branca chiamata neurolinguistica, hanno provato definitivamente, ossia che la povertà di linguaggio comporta la povertà del pensiero[1], e quindi una sorta di "stupidità" intellettuale che priva ogni persona delle sue capacità cognitive, ossia di libera scelta in libero pensiero.
Propongo quindi a tutti di esaminare questa prima lista di parole abusate, con il loro equivalente italiano e chiedo a chiunque sia interessato a partecipare di proporre altre alternative, idee o neologismi.
Ma soprattutto chiedo a tutti di utilizzarle e di pretenderne l'uso.
Buona lettura!

Termine inglese
Termine(i) italiano(i)
Proposte
brand
marchio
marca

checklist
elenco di spunta
elenco spunta
lista spunta
lista di controllo

computer
elaboratore

device
dispositivo

display
schermo
video

driver
conducente

fake news
notizia falsa
bufala (colloquiale)

family banker
consulente bancario

footing / jogging
correre
fare una corsa

infotainement
informazione-spettacolo
infospettacolo
location
sede
ubicazione
collocazione
posto

lockdown
chiusura
blocco
isolamento
confinamento (Covid!)

mouse
topo
topino
ditiera
parental control
controllo genitoriale
controllo parentale

pet food
alimenti per animali
etoalimenti
pet therapy
terapia con gli animali
etoterapia
privacy
riservatezza
confidenzialità
vita privata

report
rapporto
relazione
resoconto

rider
fattorino

shopping
fare spese

test
prova
riprova
esperimento

timing
tempistica

touch screen
schermo tattile

trend
tendenza

work in progress
lavoro(i) in corso

In corsivo: neologismi che propongo
In corsivo: neologismi che propongo
Osservazioni
Pretesti:
- L'inglese è più corto:
Non sempre e non necessario. La brevità è un'arma a doppio taglio: il suo uso infatti è corretto solo tra persone che hanno una conoscenza omogenea (che capiscono quindi tutte le implicazioni omesse per "brevità"). Altrimenti è un modo per non farsi capire volontariamente (mistificazione) o per ignoranza, oppure è un'arma di manipolazione.
- L'inglese è più preciso oppure l'inglese è una lingua "potente":
L'inglese è una lingua come tutte le altre e anzi un po' più complicata e meno precisa. Prendere ad esempio i verbi frasali (o locuzioni verbali), che sono meno intuitivi e univoci del loro corrispondente verbo italiano. In realtà, quando non è sciatteria, si tratta di un'operazione posticcia per migliorare qualcosa che è o viene percepito come negativo. Quindi ancora una volta, una manipolazione.
- Il termine italiano "suona male" (per es. "mouse" = topo):
a) in realtà suona male tutto ciò a cui non siamo abituati. Ne consegue che a forza di non utilizzare parole, il vocabolario disponibile si assottiglierà sempre di più, insieme alle nostre facoltà cognitive.
b) Un'altra grave conseguenza del criterio astratto "suona male" o "è brutto" è lo slittamento del senso: il termine straniero serve a nascondere qualcosa di potenzialmente negativo (vedi "infotainement") o a creare un'illusione (vedi "family banker" che forse illude di essere un po' banchieri invece che semplici correntisti quando si ha a che fare con la propria banca).
Inglese come lingua scientifica:
Se la comunità scientifica è a suo agio, benissimo. Ma la comunità scientifica può parlare (come parla e scrive per ragionevoli motivi) in un'unica lingua globale (inglese) oppure nella propria lingua locale (italiano per es.), auspicabilmente senza mischiare.
Se nelle scienze (dure) sono utili poche parole, brevi e specifiche, così non è per lo scibile umano che ha un bisogno imperioso di  elaborare concetti in modo esteso ed argomentato, facendo quindi ricorso ad un vocabolario ampio, ricco, esplicativo e perfino retorico (nel senso proprio del termine "eloquenza come disciplina del parlare o dello scrivere").
La stringatezza è utile a chi già sa, ma fatalmente alza muri davanti a chi non sa e che ha bisogno di chiarezza, spiegazione, dettaglio. Poi ci si chiede perché proprio in Italia ci sia così poca gente che segue la scienza, i suoi argomenti e le sue investigazioni: ci sono muri invalicabili eretti proprio con l'uso elitista della lingua[2].
- L'inglese nella pubblicità:
La non perfetta comprensione, se non la totale incomprensione, del linguaggio viene utilizzata per proiettare il lettore, l'ascoltatore o il video-ascoltatore in un mondo perfetto che non esiste ma che può sognare che esista. È lo stratagemma delle favole, della fantasia, del desiderio e del desiderabile. 
Nulla di tutto ciò risponde al criterio di realtà. Se lo strumento del "sogno" è legittimo, e perfino auspicabile, nella letteratura e nel cinema, esso diventa una pericolosa arma di manipolazione per indurre indebitamente concetti come la qualità, l'utilità, l'efficacia, l'efficienza, ecc. che attengono tutti alla realtà concreta e verificabile delle cose. Si tratta della manipolazione per eccellenza. 
Peraltro, è palese la differenza tra la pubblicità sui supporti cartacei e quella sull'audio-visivo. La prima infatti non può abbandonarsi alla menzogna con la stessa facilità, in quanto la lettura prevede un tempo più lungo e quindi un attimo di riflessione, anche involontario.

Spunti di riflessione
- Il linguaggio è l'oggettivazione del pensiero ed il pensiero esiste solo perché c'è il linguaggio, unica possibilità di scambio, di confronto e di riprova di ciò che elaboriamo mentalmente[1]. Senza il confronto tramite il linguaggio, il pensiero si annichila.
- L'omologazione linguistica presiede all'omologazione degli uomini e del loro pensiero e all'annientamento del pensiero diverso e del pensiero critico, che sono l'unica ricchezza e quindi la sola prospettiva positiva per la costruzione di qualsiasi futuro.

Per approfondimenti:
[1]
Michael Kenstowicz (ed.) Ken Hale: A Life in Language. MIT Press
Chomsky, Noam, Knowledge of Language, New York:Praeger, 1986
Noam Chomsky, Three models for the description of language, in IRE Transactions on Information Theory, vol. 2, 1956
Andrea Moro, On the similarity between syntax and actions, in Trends in Cognitive Science
Magrassi, Aromataris, Cabrini, Annovazzi-Lodi, Moro, Language representation in higher language areas during language generation, in PNAS, vol. 18, 2014
[2]
L'arroccamento nella torre d'avorio ben descritto da Pierre Bourdieu in:
Il mestiere di scienziato. Corso al Collège de France 2000-2001, Feltrinelli, 2003
La responsabilità degli intellettuali, Laterza, 1991

1 Comments:

Blogger AP said...

Sono sostanzialmente d'accordo con le tue riflessioni. Non approvo le politiche linguistiche imposte dall'alto (come in Francia), l'autoritarismo linguistico, spesso impotente di fronte alla vitalità del sistema-lingua. Ma non si può neanche assistere all'impoverimento dell'italiano senza dire o fare nulla: chi tace acconsente!

L'uso e l'abuso degli anglicismi è prodotto essenzialmente da pigrizia mentale condita da un po' di ignoranza e un pizzico di snobismo. Ignoranza e snobismo perché si crede che i termini inglesi facciano tecnicismo, evochino concetti per i quali mancano vocaboll altrettanto precisi in italiano. Spesso non è così (vedi termini come "brand" e "report"). Oppure si può benissimo pensare di estendere i significati di alcune parole italiane allargandone la polisemia (come nel caso di "mouse" che diventa "topo"). Per altri termini, perché non creare neologismi? La neologia è una branca della linguistica che studia i procedimenti morfologici di formazione dei neologismi ed offre, quindi, tutta una serie di strategie possibili per creare parole nuove di fronte a concetti nuovi, come hai proposto tu. Infine, se proprio importazione ci deve essere, almeno adattiamo il vocabolo straniero alla morfologia italiana; se sembra un po' ridicolo è proprio perché nessuno lo fa: è un serpente che si morde la coda.

Parlavo di neologismi per far fronte a dei concetti nuovi. Questo è l'unico punto in cui dissento un po' dalla tua analisi. Secondo me l'abuso di anglicismi non indica un impoverimento del pensiero perché le nozioni corrispondenti agli anglicismi esistono eccome; il problema è che penano ad essere espresse in italiano: si tratta quindi, come dicevo all'inizio, soprattutto di un impoverimento linguistico. Per quanto riguarda l'impoverimento del pensiero, penso che esista ma che abbia cause diverse: il populismo culturale, l'appiattimento ideologico, il clientelismo universitario sono tra queste. Ma ne esistono sicuramente altre.

Per quanto riguarda i contributi alla tua lista ecco le mie proposte:

"corsetta" e "corsa leggera" per "footing/jogging"

"sfondo" per "location"

"fare acquisti" per "fare shopping"

"zooalimenti" e "zooterapia" mi sembrano preferibili per "pet food" e "pet therapy"

4:54 PM  

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