12.10.04

Volare alto (così mi sono svegliata stamattina)

È un modo egoista e solipsista di rubare le verità altrui, senza toccarle, senza sporcarsi e mantenendo largo il punto di vista, il che consente di mescolare, comporre, sovrapporre o scomporre le verità che sono laggiù a piacimento e senza contraddittorio.
Insomma, un gratificante "pensarsi addosso" in cui si esce sempre vincitori e paghi delle ellissi percorse dalla propria mente, anche quando il punto di vista si fa puntuale, si passa all'osservazione, e lo sguardo dunque scende lungo una linea perpendicolare sul puntino da analizzare. Si ottiene spesso un fastidioso rumore di fondo, che inquina la poesia dello sguardo che lassù, nel silenzio, si alimentava financo di sé stessa, dei suoi pudori, delle sue leziosità.
Poi, inaspettatamente, c'è un fragore nell'aria, che ti sposta, ti squilibra. Inizia la caduta libera.
L'inquietudine della caduta ti sveglia, farfalle nello stomaco, speranza nel tempo infinito che mai ti arresterà, invocazioni soffocate dalla rarefazione dell'aria, unghie che si infilano nell'etere senza per nulla ferirlo.
La caduta libera ha toccato terra, noi umani non siamo uccelli, vi lascio immaginare il disastro che c'è per terra tra ossa, sangue, piume logore, artigli consunti.
Tocca pulire tutto, per bene, che a me piace molto la pulizia.