6.7.05

Omaggio marsigliese

"J'ai détissé le temps
et dépossédé mes rêves
de leurs rêves de transhumance.

Fallait-il
jusqu'à l'arête faîtière
éconduire le regard ?"

* * *

"L'eau en crue
interroge :

quel lieu demain mourant comme aujourd'hui ?

Question
des combes sèches.

L'avenir
se joue en terme de soif.

Mais où piéger
la fonte des neiges ?".

* * *
"Dans sa perspective
le paysage n'est qu'un point de fuite.
...
..."


Merci M. Izzo.

Detessere il tempo e spogliare i sogni dei loro sogni di transumanza.
E come intrappolare lo scioglimento della neve, per la sete di aver sete?
Ora ci penso Izzo, e ti rispondo.

5.7.05

Fuoristagione

Passeggiata

Che bello questo inverno invernoso,
tutto freddo e nevoso,
ancora oggi neve, di quella a spruzzo,
a raffichetta, piccola piccola, secca secca,
tutta occupata a svolazzare in vortici inintellegibili,
vaporosa e farinosa, sembra uno scherzo,
non si tocca neanche e quando ci provi
riapri le dita e non c'è nulla, neanche acqua, nulla.
Non serve ombrello, né cappello,
il mantello sì però, perché fa un freddo freddoso
insidioso goloso del calduccio che ti porti addosso,
piano piano ti abbassa la temperatura, che fregatura,
cammini cammini, e ti lasci dietro la scia di calore,
al primo angolo è finito e cominci a bubbolare,
tentennare, tremolare, non bastano bavari, guanti e sciarpette,
non parliamo delle scarpette
sempre troppo fine, ma che fanno un bell'effetto
su un marciapiede invernale ancora intonso,
ciaccolano, fanno tac-tac perché è tutto secco, molto secco,
anche il naso che forse gocciolerà
neve, tra poco, e le mani che si fanno ruvide,
fa freddo pure dentro agli occhi che è una sensazione curiosa,
si sono freddati pure i capelli, e tac-tac-tac
al secondo angolo non senti più niente
però vedere questa festicciola gaia di granelli,
più belli dei coriandoli, attaccarsi ai tuoi capelli,
ecco sì, fa allegria, una magia,
soprattutto se hai scelto il giorno migliore per vestirti da donna,
con la gonna, e le calze sottili,
son fili,
il vestito leggero sotto al cappotto pesante,
intrigante, e il vento gelato,
screanzato
che s'infila sotto
e porta via anche l'ultimo grado sopra zero
che custodivi gelosamente nel cappotto.
Che botto!